Napoli – Claudio Finelli, operatore culturale napoletano protagonista di un episodio che lascia il sorriso amaro sulle labbra. Constatiamo infatti come sia ancora lunga la strada da percorrere per abbattere certe barriere internazionali: la paralisi del pregiudizio e la malattia dell’ignoranza.
– Un Napoletano in Germania, prima di tutto qual è il tuo rapporto con Napoli?
Il mio rapporto con Napoli è certamente ambivalente. Da un lato riconosco con lucidità i limiti che impone la città a chi – come me – cerca di fare l’operatore culturale con chiare finalità civili. Dall’altro sono consapevole che la nostra città, proprio in virtù delle sue mille contraddizioni, si rivela un semenzaio vivissimo di stimoli ed occasioni. Ovviamente, ad un giovane consiglierei di andare via. Le opportunità di lavoro e la qualità della vita sono ragioni più che sufficienti per allontanarsi da Napoli. Io, un po’ per caso e un po’ per testardaggine, sono rimasto e ho deciso di lottare da qua, dalla trincea. A volte me ne pento ma poi restare mi sembra inevitabile e resto.
– Come mai hai deciso di andare in Germania e quando sei andato?
In Germania, invece, ero per una breve vacanza con il mio compagno Alessandro: tra una replica e l’altra del mio queer show contro l’omofobia, ci siamo ritagliati 3 giorni tutti per noi e poiché amiamo il centro e il nord Europa, abbiamo optato per Monaco. Una fuga lampo dal 1° al 4 gennaio. Ogni tanto sentiamo il bisogno di “fuggire” dalla routine frenetica che ci stritola, così almeno un paio di volte all’anno ci allontaniamo dall’Italia.
– Da quanto tempo sei fidanzato?
Io e Ale siamo fidanzati da 9 anni e 1/2, un fidanzamento lungo che sopravvive nonostante la distanza, infatti lui lavora e vive a Roma ed io a Napoli. Lui non intende lasciare la capitale e io altrettanto non credo di voler lasciare Napoli, almeno non ora. E poi – a dirla tutta – non ho mai creduto agli “spostamenti” per amore. Se mi dovessi trasferire in un’altra città, vorrei avvenisse per una ragione che mi riguarda individualmente, casomai professionale, non per accondiscendere ad un’urgenza sentimentale. Caricherei di troppe responsabilità ed aspettative la coppia, recriminerei alla prima difficoltà. Per questo continuiamo a vederci solo nei weekend ed Ale rispetta con grande convinzione la mia idea.
– Ci racconti del tuo inaspettato episodio all’aeroporto tedesco?
Dunque i fatti si sono svolti così: eravamo appena atterrati al Franz Josef Strauss International Airport di Monaco di Baviera ed attendavamo, pigiati nel corridoio dell’ aereo, di scendere a terra. Io, estratte le borse dalla cappelliera, mi stavo castamente appoggiando al mio compagno e gli davo qualche bacio, senza dubbio casto anche questo. Insomma, per capirci, non era il momento per “limonare” e infatti non stavamo “limonando”. Ad un certo punto, sento alle mie spalle qualcuno che sussurra qualcosa, distinguo solo la parola “comorra” e penso che qualche idiota abbia capito che sono di Napoli e sta evocando tutti i luoghi comuni sulla delinquenza organizzata. Così mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con uno spilungone allampanato ed occhialuto accompagnato da un ragazzino devastato dall’acne e – credo – dal genitore. Il crucco mi guarda severo da dietro i suoi fondi di bottiglia e comincia a salmodiare come in un mantra “Sotoma e Comorra ….Sotoma e Comorra …”. Io lì per lì non capisco o – meglio – non credo alla paradossalità di quel che sento ed allora mi avvicino ancora di più e dico “cosa??”. Lui a questo punto ci dice serio e perentorio:” vostro comportamento molto kattivo!”. Io e il mio compagno scoppiamo a ridere, sebbene increduli, e lui, decisamente irritato, incalza: “vostra è perversione!”. Il mio compagno – ridendo ridendo – gli suggerisce che, forse, parla così spinto dall’invidia. Intanto, i portelloni dell’aereo si aprono e noi iniziamo a defluire. Il crucco, invece, seguito dal figlio divorato dalla foruncolosi, va da una hostess e ci indica in modo visibilissimo, probabilmente ci sta “accusando” e sta “denunciando” la nostra perversione al personale di bordo della Lufthansa. Io ed Ale, sbalorditi e anche un po’ divertiti, scendiamo in suolo tedesco. Benvenuti in Baviera!
Antimo Verde
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