Dallo scorso Marzo con un accordo firmato dai vari sindacati tutti i lavoratori sono tornati a far parte di Fiat Group Automobiles divisi nelle aree A, B e C. Da quel momento silenzio assoluto mentre la Cassa Integrazione consuma gli operai. I lavoratori non ci stanno e chiedono un tavolo di confronto.
Pomigliano d’Arco – Si sono riuniti questa mattina a Pomigliano d’Arco per cercare di capire cosa li aspetterà nei prossimi mesi gli operai della Fiat di Pomigliano e di Nola. Da mesi in balia del loro futuro, chiedono maggiore tutela da parte del sindacato. Tutto ha inizio lo scorso Febbraio, quando dai piani “alti” della società si decide di far rientrare tutti i lavoratori in Fiat Group Automobiles chiudendo la famosa Fabbrica Italia Pomigliano . I vari sindacati accettano e firmano un accordo che prevede sia la riorganizzazione dell’azienda in tre macroaree A, B e C sia l’uso della CIGS ( cassa integrazione guadagni straordinaria ) a turnazione tra le varie aree. La Fiat quindi trova un abile strategia per far si che solo un certo numero di lavoratori sia destinato a lavorare “senza preoccupazione”. Difatti mentre i lavoratori appartenenti alle aree A e B che sono quelli addetti alla vera produzione della Panda sembrano non essere soggetti ad una forte cassa integrazione, quelli dell’area C, circa 1971 addetti al colludo ed ai servizi generali, sono coloro che lavorano circa un mese ogni quattro. Una situazione non più tollerabile che va affrontata immediatamente.
Una situazione intollerabile spiega Gerardo Giannone, operaio della Fiat di Pomigliano che si fa loro portavoce. “Chiediamo ai sindacati maggiore tutela – spiega Giannone – ma in particolare chiediamo un tavolo di confronto con azienda, sindacati e politica affinché possano illustrarci l’attuale situazione aziendale e metterci al corrente di quanto sta accadendo e che futuro spetterà a noi e alle nostre famiglie”. Tanti i lavoratori presenti stamane, non solo quelli di Pomigliano, ma anche quelli dello stabilimento di Nola, per i quali diversamente dai colleghi di Pomigliano, la situazione sembra essere ancora più critica. Un dialogo, questo è tutto quello che chiedono ai sindacati, coloro che dovrebbero tutelare il lavoratore e mediare con l’azienda facendo solo ed esclusivamente il benessere della classe operaia. I lavoratori dunque attendono un segnale forte dai sindacati nei prossimi giorni senza il quale si vedranno costretti ad intraprendere altre strade per manifestare il loro dissenso.
Giovanna Scarano
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