Orta di Atella – Terra dei fuochi, triangolo della morte, Campania avvelenata, rifiuti tossici. Con questi termini si sta scrivendo una brutta pagina della storia della gloriosa “Campania felix”. Il livello di attenzione mediatico in pochi anni è diventato cosi alto da spingere i cittadini ad intraprendere battaglie, a torto o a ragione, contro qualsiasi cosa riguardasse i rifiuti. E di battaglie i cittadini di Orta di Atella ne sanno qualcosa. Per anni hanno combattuto a suon di carte bollate contro quella che consideravano una bomba ecologica, l’Eurocompost. Una triste vicenda il cui epilogo è stato il fallimento dell’azienda nel settembre del 2012 . L’azienda nata con fondi europei era titolare di un brevetto per il compostaggio ed era stata scelta anche dalla protezione civile a supporto dell’emergenza rifiuti del 2008 per il trattamento della frazione organica. Questo perché come dimostrano analisi successive effettuate dal Ministero delle Politiche Agricole, in quegli impianti si produceva “ammendante organico naturale regolare”.
Oggi di quella realtà imprenditoriale che dava lavoro a circa trenta operai resta il nulla. Un incendio di natura dolosa nell’agosto del 2013 ha distrutto anche la struttura lasciando uno scheletro su un’area che ora il comune dovrà bonificare. E su quest’ultimo episodio l’attenzione mediatica è stata altissima non solo perché dall’incendio si sprigionò una nube tossica dovuta agli acidi che erano ancora presenti nei depositi ma anche perché qualcuno avanzò l’ipotesi che ad appiccare il fuoco fosse stata la stessa vecchia proprietà per nascondere la verità bruciando documenti importanti. “Menzogne – replica l’ex patron della Eurocompost Emilio Mormile – non abbiamo nulla da nascondere ne avevamo alcun motivo per radere al suolo quello che restava dell’azienda. I documenti che attestano la regolarità dell’operato aziendale sono stati messi in salvo ben prima dell’incendio. Sono stato accusato di tutto, addirittura che i camion scaricavano di sera – prosegue Mormile – senza controllo, ma così come dimostrato e ribadito più volte, ci sono i formulari che attestano come il tutto avveniva durante le ore lavorative; non oltre le 17.30 quindi. Gli stessi formulari poi, venivano trasmessi in Provincia” conclude.
In effetti i documenti ci sono ed alcune dichiarazioni riportate dalla stampa potrebbero essere passibili di querele. Documenti che attestano che una realtà come quella dell’Eurocompost avrebbe potuto avere forse un’utilità sociale; un motivo che probabilmente ha fatto sobbalzare dalla sedia tutti coloro che non potendo spartirsi la torta negli anni ha fatto si che l’azienda potesse fallire.
Giovanna Scarano