Arzano, servizio idrico a rischio privatizzazione, 14 dipendenti rischiano il posto

Arzano (NA) – E’ una delle poche città della provincia di Napoli dove la gestione dell’acqua è rimasta ancora pubblica ma la società in house del comune di Arzano, l’Artianum,  è stata messa in liquidazione con il consiglio comunale del 7 Gennaio 2014. Una decisione che era nell’aria già da tempo e che si è materializzata con non pochi malumori ; infatti lo scioglimento della società è passato in consiglio comunale solo con 2 voti di scarto. L’Artianum, con un organico di circa 14 dipendenti, fu costituita nel 2008 e nacque con un capitale sociale di appena 25000 mila euro versati dal comune. Attualmente gli unici fornitori che vantano crediti dalla società sono la Regione Campania per la quale vengono riscossi  i canoni per la depurazione e la fognatura, e Acquacampania per la distribuzione dell’acqua. Ma con quest’ultimo è aperto un contenzioso per alcuni importi ritenuti frutto di un errato conteggio. Tuttavia la stessa Artianum ha già siglato degli accordi con la Regione Campania per il pagamento di quanto dovuto il che ha portato a chiudere un bilancio in attivo al 30/06/2013 di ben 195 mila euro circa.  Il 3 gennaio 2014 la stessa società per evitare lo scioglimento ha protocollato al comune un piano di rilancio aziendale ben articolato in circa 13 punti. Tra i punti principali, per risanare il bilancio, c’è una riduzione del costo del personale, l’intensificazione dell’utilizzo di soluzioni tecniche che hanno già permesso di abbattere le perdite d’acqua, l’aumento dei controlli antievasione, l’aumento della tariffa idrica, attualmente una delle più basse d’Italia, di appena 15 centesimi a metro /cubo che porterebbe però una bella boccata di ossigeno nonché la rescissione del contratto di affidamento del verde pubblico; una vera scure che si abbatte sulle casse dell’Ente. Difatti dei 14 dipendenti solo tre sono specializzati per tale servizio e costano circa 120 mila euro all’anno che vanno ad aggiungersi agli altri 40 mila necessari per l’espletamento di servizi  che l’Artianum è costretta ad esternalizzare per mancanza di mezzi. Si arriva quindi ad una cifra di circa 160 mila euro  contro gli 80 mila totali previsti dal  contratto. L’amministrazione Fuschino rielabora il bilancio, non ha   fiducia nel piano di risanamento e  decide di andare avanti per la sua strada. Il primo cittadino però non ci sta a passare per chi vuole mettere per strada 14 famiglie e si difende:  “La liquidazione della società è stato un atto dovuto. Avendo un capitale sociale di soli 25 mila euro ed un bilancio di negativo di 540 mila, non si può ricapitalizzare se non rimettendoci altri soldi. Nei primi due anni la società ha avuto una gestione ballerina accumulando un debito per circa 1milione e 600 mila euro. Nei prossimi giorni bisogna capire la vera entità del debito verso la Regione Campania. Fatto ciò si capirà come rimettere in sesto la società e salvaguardare il lavoro dei 14 dipendenti”. Fuschino dunque ammette che esisterebbe la volontà di non chiudere la società. Sarebbe una mossa saggia la sua visto che l’Artianum con appena 25 mila euro di capitale è riuscita negli anni non solo a mantenere basse le tariffe dell’acqua ma ad organizzare la gestione della riscossione in modo tale da far diminuire l’evasione, ha costruito con interventi tempestivi sul territorio una prima mappatura delle condotte idriche, di cui Arzano era completamente sprovvista, ridotto gli sprechi per perdite delle tubature, nonché trasferito un adeguato know-how tecnologico  al proprio personale. Diversamente poco saggio sarebbe affidare l’acqua un bene pubblico ad una nuova società, magari a capitale per il 49 % privato, soluzione che come verificatosi negli altri comuni non ha fatto altro che far lievitare enormemente non solo la tariffa dell’acqua, che nel caso specifico potrebbe passare dagli attuali 52 centesi circa a più di un euro al metro cubo; ma anche il costo di tutti i servizi collegati alla gestione del servizio idrico.

Giovanna Scarano

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