Casal di Principe (CE) – Vessavano un imprenditore tessile approfittando della sua fragile condizione economica, con tassi d’interessa mensili che variavano dal 5 al 10%. Arrestati 4 esponenti del clan dei casalesi. Al termine di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, la Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’ufficio del G.I.P. presso il tribunale partenopeo, nei confronti di: Nicola Schiavone, già detenuto, figlio di Francesco alias ‘Sandokan’, Salvatore Di Puorto attualmente detenuto, Giulio Brusciano e Luigi Ornato, indagati a vario titolo per usura, estorsione e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso al fine di agevolare l’0rganizzazione camorristica denominata clan dei casalesi- gruppo Schiavone. L’indagine è frutto di complesse indagini scaturite dal sequestro, operato nel maggio 2010 dalla Squadra Mobile di Caserta, presso l’abitazione di Salvatore Di Puorto, di effetti cambiari e bancari per oltre 500 mila euro, riconducibili ad un commerciante tessile aversano. Nel corso dell’attività investigativa, mediante anche un’attenta ricostruzione dei flussi bancari dell’imprenditore; è stato possibile constatare che tali titoli erano stati emessi a garanzia di debiti usurari contratti dal commerciante. Gli inquirenti hanno accertato che sin dal 2004, per fare fronte a difficoltà finanziarie connesse alla gestione della propria attività commerciale, la vittima aveva contratto debiti usurari, cresciuti in modo esponenziale con il trascorrere del tempo a causa degli esorbitanti interessi pretesi, che lo costrinsero a rivolgersi ad ulteriori usurai. La vittima era stata costretta a pagare un tasso di interesse mensile variabile dal 5% al 10%, per un importo complessivo di circa 300 mila euro, corrisposti nell’arco di 4 anni. Con il trascorrere del tempo, l’imprenditore era stato avvicinato da soggetti legati al clan “dei casalesi”, tra i quali Giulio Brusciano cugino dell’allora latitante Gabriele Brusciano, affiliato alla frangia stragista di Giuseppe Setola e già condannato per 416 bis, Luigi Ornato e Salvatore Di Puorto, i quali, consapevoli delle sue difficoltà economico-finanziarie, e quindi della possibilità di realizzare facili guadagni attraverso la depredazione delle risorse residue, gli offrirono ulteriori somme in prestito, riducendolo letteralmente sul lastrico, al punto che il commerciante è stato nel tempo costretto a vendere due vetture di proprietà, ipotecare la sua abitazione e, a cedere anche l’attività commerciale di cui era titolare insieme alla moglie. Nell’attività estorsiva anche Nicola Schiavone aveva un ruolo ben preciso, in quanto reggente dell’omonimo clan (recentemente condannato in due distinti processi all’ergastolo ed a ventuno anni di reclusione per 416 bis); minacciò di morte la vittima dell’usura, alla presenza di Luigi Ornato, imponendogli di onorare i propri debiti. Circostanza fra l’altro confermata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno ricostruito la figura di Salvatore Di Puorto, fratello di Sigismondo – già condannato per 416 bis ed elemento di spicco del clan Schiavone come affiliato dedicato a curare il reimpiego nelle attività usuraie dei proventi delle attività illecite del clan.
Francesca Del Prete