Aversa (CE) – Lo scorso sabato, in occasione del convegno per la custodia del creato,intorno al tavolo del dialogo sono seduti i soggetti responsabili, a vario titolo, del dramma della terra dei fuochi, ma prima di ogni cosa, persone che destinano la propria vita alla tutela della giustizia, della sanità, della collettività. Francesco Greco procuratore capo Tribunale Napoli Nord, Domenico Airoma procuratore aggiunto, Marinella Vito direttore ARPAC, Cesare Patrone capo del Corpo Forestale dello Stato, Antonio Pedicini, Gennaro Ciliberto direttori dell’Istituto Nazionale Tumori “Pascale”, Margerita Dini Ciacci presidente UNICEF CAMPANIA, Valentina centonze avvocato e Don Vincenzo Federico caritas Campania. Nomi che si affastellano, nomi a cui è legato un grande prestigio, ma sulla formalità che ci si aspetta da chi esercita tali mansioni, sul laico scetticismo che si consuma intorno a certi drammi, ha prevalso la materia corposa di un desiderio, di una speranza: vedere la comunità cristiana incamminarsi lungo il difficile percorso del “RICOSTRUIRE LA CITTA’” L’incontro si è tenuto,infatti, nell’ambito delle giornate della “Custodia del creato” promosse dalla CONFERENZA EPISCOPALE CAMPANA. Così, dalla protesta indignata si giunge al paziente tentativo di ricucire un tessuto dilaniato non solo dall’incapacità dello Stato di far fronte alla gestione del problema, ma anche dalla difficoltà di comunicazione, tormentati come siamo dai mezzi stampa che non sempre sono animati dal desiderio di raccontare la verità. E’ quanto ha detto umilmente Marinella Vito, direttrice ARPAC, sforzandosi di descrivere le attività di persone per bene che ogni giorno fanno il proprio mestiere, senza che tuttavia questo basti. Dibattuto intervento è stato però quello di Mario Fusco, Responsabile registro tumori della Campania. Il registro tumori: fonte dalla quale dovrebbe rinvenirsi il fantomatico “nesso di causalità tra il fattore ambientale e le malattie tumorali”. Quel nesso che il potere è interessato a dipingere come una specie di bacchetta magica, da cui dipende tutto. Peccato che testimonianze di persone che muoiono ogni giorno non bastino, neanche stavolta. Così Mario Fusco si è focalizzato sull’importanza di un sistema sanitario informato al criterio dell’equità. “Non è possibile- ha detto- che per ricevere assistenza ci si debba rivolgere all’amico dell’amico, mentre chi è povero non potrà o chi è ignorante addirittura non saprà”. La sopravvivenza dev’essere infatti “ indicatore di esito che è da riferire all’intero sistema diagnostico su base regionale”. I medici, dal canto loro, hanno invece lamentato mancanza di risorse, uno scenario in cui l’equità come premessa di una prevenzione reale sembra veramente utopico. Quale futuro allora per i cittadini, candidati a subire il dramma della terra dei fuochi, se l’intervento dello Stato è insufficiente e la sanità è un sistema marcio, sottoposto al dominio della politica? Per il momento, forse, solo la speranza che l’impegno cristiano possa rappresentare un punto di partenza, per poter riconquistare, prima di ogni altra cosa, prima delle leggi e dei regolamenti infranti, il valore di una terra libera dalle torture infinite perpetrate negli anni dall’egoismo ossessivo dell’uomo.
Daniela Cappuccio
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