Grumo Nevano (Na) – Dopo la violenta aggressione al giovane del Blangadesh avvenuta ieri pomeriggio nel piazzale antistante la Parrocchia di San Tammaro, si fa sentire forte l’eco di Don Carmine Spada parroco della stessa, che condanna senza mezzi termini l’accaduto. Non è la prima volte che accade un episodio del genere e Don Carmine, da parroco sensibile per quello che accade intorno alla sua comunità, ovvero alla città di Grumo Nevano, fa una profonda riflessione invitando i responsabili ad “abbandonare le armi della violenza, dell’indifferenza, dell’odio, della droga e ad avvicinarsi a Cristo”. Ecco le sue parole:
“La città di Grumo Nevano negli anni si è sempre distinta come “città nobile”, “città ospitale”, in quanto si è sempre fatta carico delle richieste pervenute da tantissime persone che vivevano situazioni di disagio e di difficoltà. Tanti papà di famiglia, in cerca di un posto di lavoro e desiderosi di “guadagnarsi il pane quotidiano”, nel corso degli anni sono stati accolti “come figli” da coloro che guidano una piccola fabbrica o un’azienda.
Così facendo, il nostro amato paese di Grumo Nevano si è sempre distinto come “città solidale”, in quanto si è fatto carico dei tanti giovani e adulti che sono vittime della disoccupazione. A loro ha dato la possibilità di “ritrovare la speranza”, di “recuperare il sorriso”, e di sentirsi nuovamente realizzati. Quando non c’è lavoro, la dignità della persona è messa in pericolo, perché la mancanza di lavoro non solo non permette di “guadagnarsi il pane quotidiano”, ma non li fa sentire nemmeno realizzati.
Dall’essere “città nobile”, “città ospitale”, siamo passati ultimamente ad essere erroneamente definiti come “città dell’odio e del razzismo”, perché ancora una volta ieri (30 gennaio 2020), nella zona antistante la Basilica di San Tammaro, situata nel pieno centro storico, si è verificato l’ennesimo episodio di aggressione e di violenza nei confronti di un fratello straniero. Un episodio condannato da tutti, e compiuto – secondo quanto riferito dai presenti – da un gruppo di giovani che sono soliti fermarsi in piazza Cirillo e, quando vedono arrivare una persona straniera, si dilettano nell’aggredirla fino a lasciarla in fin di vita. Sembra rivivere la “parabola del buon samaritano” narrata da Gesù nel Vangelo di Luca: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto» (Lc 10,30).
Tutti i cittadini, al contempo, prendono le distanze da quest’ennesimo episodio di violenza, e si appellano nuovamente alle Istituzioni, chiedendo di cooperare fattivamente per la tutela di tutti i cittadini.
La Basilica di San Tammaro Vescovo osserva con preoccupazione il riemergere, ovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati. Vicinanza e solidarietà a tutte le vittime, alle quali vogliamo desideriamo chiedere scusa per il male arrecato e al contempo ricordargli che noi siamo la “città dell’amore” e non la “città dell’odio e del razzismo”: mai più ingiustizie e discriminazioni, mai più odio e aggressione, mai più violenza e razzismo!
Desidero, infine, rivolgere un appello agli aggressori: abbandonate le armi della violenza, dell’indifferenza, dell’odio, della droga e avvicinatevi a Cristo! Lasciatevi afferrare dall’amore di Dio! Come ebbe modo di dire San Giovanni Paolo II, il 9 maggio 1993, al termine dell’omelia della Messa celebrata nella Valle dei Templi, lo dico a voi: «Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!»
Giovanna Scarano