Compravendita di auto di lusso dall’estero: scoperto un complesso sistema di frode fiscale. Due arresti

Santa Maria Capua Vetere (Ce) – La Compagnia della Guardia di Finanza di Capua ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha disposto l’applicazione di due misure cautelari personali (una custodia in carcere e un arresto domiciliare) nei confronti dell’organizzatore e di un componente di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una insidiosa frode fiscale nel settore della compravendita di autovetture di lusso provenienti dall’estero, nonché il sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli stessi, fino ad un valore di oltre mezzo milione di euro.

L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine, convenzionalmente denominata “FOREIGN CARS’, che ha permesso l’individuazione e la neutralizzazione di un gruppo criminale, con base operativa in Santa Maria Capua Vetere, che ha commercializzato, soltanto negli anni dal 2014 al 2017, centinaia di veicoli di provenienza comunitaria in totale evasione d’imposta, immatricolati in Italia per mezzo di fatture falsificate ad hoc.

L’organizzazione criminale operava attraverso una vera e propria rete di società gestite di fatto dall’organizzatore della frode, tale Raffaele Perrino, cl. 1964. Lo stesso, infatti, ha utilizzato 8 società italiane e 3 con sede nella Repubblica Ceca, tutte intestate a prestanomi compiacenti e evasori totali, che sono state interposte nell’acquisto delle autovetture senza poi assolvere alcun obbligo fiscale. In particolare, il modus operandi del gruppo criminale oggetto di indagini si basava su un duplice sistema di alterazione delle fatture.

La prima modalità, ricorrente nella maggior parte dei casi, si concretizzava nell’acquisto intracomunitario di autovetture estere provenienti dalla Germania, dal Belgio e dalla Repubblica Ceca in sospensione d’imposta, attraverso le predette società commerciali italiane. Le fatture rilasciate dalle concessionarie estere venivano poi alterate, indicando falsamente quale acquirente il soggetto privato italiano a cui veniva rivenduto il mezzo ed inserendo, come pagata all’estero, l’Iva relativa che, in realtà, non era stata mai assolta. La seconda modalità consisteva nel far figurare fittiziamente nella fattura quale venditore le società cartiere, con sede in Praga, gestite dal gruppo criminale e come acquirente il soggetto privato italiano, inserendo falsamente, anche in questo caso, l’Iva relativa come assolta all’atto della vendita in territorio estero.

In entrambi i casi, il profitto conseguito dall’organizzazione criminale è consistito, oltre che nell’omesso versamento delle imposte da parte delle società utilizzate per le compravendite, anche nell’IVA indicata falsamente in fattura come assolta e riversata al cliente finale che la pagava in buona fede unitamente al prezzo dell’autovettura. Complessivamente sono 12 i soggetti indagati, tra i quali, oltre alle “teste di legno” che si sono prestate all’intestazione delle società utilizzate per poter effettuare gli acquisti di autovetture nonché all’accensione di conti correnti nazionali ed esteri su cui far confluire i proventi illeciti, anche due segretarie che hanno materialmente predisposto la documentazione contabile fittizia, distruggendo al termine di ogni giornata lavorativa, su disposizione dello stesso Perrino, i documenti commerciali, così da non lasciare traccia degli illeciti commessi.

Decisivi per la ricostruzione del sistema di frode e per la quantificazione del volume d’affari illecito, sono stati l’individuazione da parte dei finanzieri del capannone utilizzato dai sodali come base operativa dove concordavano con i clienti gli acquisti da effettuare e dove venivano materialmente falsificate le fatture, come peraltro ammesso da una delle segretarie in sede di interrogatorio, nonché il sequestro di alcuni supporti informatici e apparati di telefonia mobile, sottoposti poi a perizia tecnica con l’estrapolazione dei dati relativi alle numerosissime operazioni illecite poste in essere nel tempo.

Nell’ambito delle investigazioni, condotte anche attraverso molteplici intercettazioni telefoniche e ambientali, è emersa, altresì, la complicità di un militare appartenente alla Guardia di Finanza, indagato per rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio, per aver agevolato il Perrino sia nell’attività illecita, che nel tentativo di vanificare gli approfondimenti investigativi in corso. Sulla base del quadro indiziario così rappresentato, il G.I.P. del Tribunale sammaritano ha quindi disposto l’arresto del capo dell’organizzazione e di uno dei più stretti collaboratori, Viti Franco Emilio, cl. 1964, nonché il sequestro delle somme nella loro disponibilità fino al raggiungimento dell’importo di € 514.860,00, pari alla somma dell’IVA evasa con una delle società coinvolte nella frode, a loro direttamente riconducibile.

Redazione

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