Grumo Nevano (Na) – Lo spettro del fallimento del Comune che aleggiava da diverso tempo è diventato realtà. Ieri mattina il commissario straordinario con una delibera ha dichiarato il dissesto finanziario dell’Ente. Una decisione drastica che è giunta dopo un’attenta analisi della situazione economica da parte del collegio dei Revisori dei Conti. In realtà la relazione di quest’ultimi allegata alla delibera conferma quanto già scritto nella precedente relazione redatta nel Novembre del 2019. In sostanza i Revisori dei Conti hanno bocciato ancora una volta il piano di riequilibrio finanziario proposto dall’amministrazione Di Bernardo che intendeva poter ripianare il disavanzo su un arco temporale di 10 anni a partire dal 2019 con le seguenti misure:alienazione patrimoniali;accesso al Fondo di rotazione ex art. 243 ter del TUEL; riduzione di spesa corrente; pensionamenti, acquisto di beni e servizi e trasferimenti correnti; rinegoziazione mutui e aumento aliquote e tributi locali.
Nella relazione, i Revisori fanno notare che “L’Organo di Revisione riteneva, in conclusione, che il Piano di riequilibrio pluriennale proposto dal Comune di Grumo Nevano non fosse in grado di ricostruire correttamente l’obiettivo di riequilibrio (il disavanzo sostanziale al lordo dei debiti fuori bilancio da ripianare) e, inoltre, contenesse misure inadeguate ed inattendibili tali da ripianare lo squilibrio rilevato entro l’orizzonte temporale fissato verificato che :
a) la massa passiva era incompleta e sottostimata;
b) il grado di attendibilità delle misure individuate nel Piano non coincideva con l’effettiva probabilità di realizzo delle medesime;
c) il Piano, così come costruito, a regime, non otteneva il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio corrente.
I Revisori dei Conti oltre a bocciare il piano, mettono anche in risalto molti grossolani errori commessi come ad esempio l’aver riportato “residui attivi provenienti da esercizi precedenti ante 2016 che richiedevano un’operazione di riaccertamento straordinario con una specifica analisi degli stessi, al fine di individuare i crediti di dubbia e difficile esazione, quelli insussistenti e i residui dichiarati inesigibili“. Il piano dunque non solo non avrebbe ripianato alcun debito ma avrebbe esposto la città a 10 anni di lacrime e sangue “mettendo le mani nelle tasche dei cittadini” con il dichiarato aumento delle aliquote e tributi locali.
Giovanna Scarano