Napoli, clan dei Vinella-Grassi: colpo al business delle sanificazioni anti Covid-19 e della vigilanza privata. Sequestrati beni per 10 milioni di euro

Napoli – Non solo droga, ma anche nel mondo dell’imprenditoria, il clan Vinella – Grassi aveva esteso la sua egemonia. Imprese di vigilanza ed imprese di pulizia, un affare che aveva fruttato al clan un patrimonio di ben 10 milioni di euro. Patrimonio posto sotto sequestro in un’operazione eseguita oggi dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di sette persone a conclusione di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia in relazioni ad ipotesi di reato quali associazione di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.

I provvedimenti scaturiscono da complesse indagini condotte su alcuni affiliati di spicco del clan camorristico denominato “Vinella – Grassi”, storicamente attivo nell’area nord di Napoli, dapprima satellite del gruppo criminale dei Di Lauro, quindi confluito nel cartello scissionista degli Amato – Pagano, sino a diventare autonomo e potente clan dopo la sanguinosa faida del 2012-13 che ne ha segnato la vittoriosa contrapposizione agli Abete – Abbinante. In base alle risultanze investigative Antonio Mennetta, considerato capo dell’organizzazione camorristica “Vinella – Grassi”, sebbene sottoposto al regime detentivo dell’art. 41bis O.P., ha mantenuto saldo il controllo dell’organizzazione e delle sue strategie di reinvestimento dei profitti delle relative attività delinquenziali in società operanti soprattutto (ma non solo) nel settore della vigilanza privata e in quello immobiliare. Nel corso dell’attività investigativa che si è avvalsa di informazioni dei collaboratori e anche di intercettazioni avvenute nella casa circondariale dove Mennetta è detenuto; gli inquirenti hanno scoperto che mediante un linguaggio “criptico”, il capoclan nel corso dei colloqui dava dritte ad Alberto Sperindio, suo fiduciario nonché cognato (marito della sorella di Mennetta). Un’affiliazione che trova riscontro già nel 2010, quando Sperindio fu arrestato e condannato perché nel 2009 portò a Mennetta nel carcere di Palermo dov’era detenuto, degli oggetti.

Altra figura importante all’interno dell’organizzazione criminale, per l’estensione del clan; è Annunziata Petriccione, mamma di Mennetta, la quale gestiva, mediante prestanomi, una pasticceria ed  un autosalone per la rivendita di automobili. L’attività imprenditoriale del clan si è estesa fino alla creazione di società di vigilanza non armata e ditte di pulizie, che in tempo di pandemia, sono state le uniche a lavorare e a svolgere lavori di sanificazione. Attività imprenditoriale queste che da sempre sono appannaggio della criminalità organizzata e in forte contrapposizione tra loro nei comuni gestiti dai vari clan. Al clan Vinella – Grassi pertanto sono stati posti sotto sequestro preventivo undici società, diversi immobili, svariati automezzi ed un’imbarcazione; beni che, sulla base degli elementi finora raccolti, risulterebbero direttamente o indirettamente collegati alle predette attività delittuose. Il tutto per un valore di circa 10 milioni di euro.

Giovanna Scarano

I destinatari del provvedimento sono:

Custodia in carcere:

MENNETTA Antonio, nato a Napoli il 03/01/1985;

PETRICCIONE Annunziata, nata a Napoli l’1/04/1962;

SPERINDIO Alberto, nato a Napoli il 19/01/1979;

DI BARI Salvatore, nato a Napoli il 22/07/1977;

VALLEFUOCO Giovanni, nato a Mugnano di Napoli l’1/06/1970;

Obbligo di dimora e divieto di esercizio di impresa e di uffici direttivi di imprese:

SPERINDIO Gianluca, nato a Napoli il 30/01/1984;

AURINO Antonio, nato a Napoli l’11/11/1986.

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