Grumo Nevano (Na) – La vicenda della zona ASI dell’agglomerato Casoria-Arzano-Frattamaggiore a danno del territorio grumese ormai ha preso completamente forma. E’ ampiamente chiaro, al di la del fatto che i territori grumesi fossero o meno all’interno del perimetro delineato dal PRG dell’ASI, come abbiamo ribadito fin da subito, è che tutta l’operazione della variante al PRG comunale con la ricezione della delibera ASI si poggia essenzialmente sul “cavillo” legale di dichiarare i progetti industriali di pubblica utilità. Senza la dichiarazione di pubblica utilità decade tutto il castello di carta costruito da ASI, Amministrazione Comunale e dall’azienda che ha proposto i progetti. Una prima prova di questa tesi ci viene direttamente dagli espropri dei territori grumesi effettuati dall’ASI. In essi non si fa alcuna menzione ne del PRG dell’ASI, ne della delibera n.21 del 31 Luglio 2019 dello stesso consorzio. Come a dire che l’ASI sapeva in quel momento di non aver nessun potere su quelle zone. Potere che gli è stato concesso solo dopo con la variante al PRG comunale. I terreni dunque sono stati espropriati “semplicemente” in quanto su di essi è stato presentato un progetto industriale dichiarato di pubblica utilità. Una procedura semplificata cha ha consentito di saltare molti passaggi legali affinché quei territori potessero essere trasformati da verde agricolo a zona industriale. D’altra parte anche l’Arch. Madera dirigente del consorzio ASI, raggiunto telefonicamente, ha confermato l’utilizzo della procedura semplificata. Anche il consigliere Agnese Scarano in risposta a chi l’accusava, di non aver proferito parola sulla questione pur essendo un tecnico ( Agnese Scarano è Architetto, ndr), è sulla stessa lunghezza d’onda di questa tesi.
“Cerco di evitare di partecipare alla ridda di dichiarazioni e di comunicati da parte di altri colleghi consiglieri comunali e di altri gruppi politici presenti in Consiglio comunale, tuttavia è doveroso da parte mia, precisare quanto non mi è stato consentito di spiegare duranti i lavori dell’Assise cittadina dello scorso 23 Aprile, con riferimento all’argomento ASI e non solo a quello. La questione, – dichiara Scarano – come già anticipato, sarà prossimamente affrontata nelle opportune sedi. Le criticità che affliggono quella delibera sono state già adeguatamente evidenziate sui vari organi di stampa, ed hanno trovato riscontro nella documentazione in mio possesso che ho recuperato dal competente ufficio dell’ASI. La questione si può compendiare, al fine di renderla fruibile a tutti, in poche battute, evitando incomprensibili tecnicismi per i non addetti ai lavori. Seppur vero che i provvedimenti pianificatori dell’ASI debbono essere recepiti, obbligatoriamente, dai Comuni interessati delle aree coinvolte, tuttavia ciò non vale quando le procedure che il Consorzio adotta non rispettano i vincoli indotti da norme di leggi statali e regionali inderogabili in materia di urbanistica. Quando ciò accade, – continua – e cioè quando sono adottate delle procedure “semplificate” da parte dell’organo sovracomunale, in questo caso dal Consorzio ASI della Provincia di Napoli, poco rispettose dei limiti legali, per non dire contrarie ad essi, in questo caso il Comune non soltanto può, ma deve, rifiutare l’adeguamento del proprio strumento urbanistico. Ciò purtroppo non è stato fatto in quella Delibera di C.C. del 12 Febbraio scorso. Inoltre giova ricordare che in previsione dell’adozione del nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC), per il quale la politica grumese è in gravissimo e colpevole ritardo, da me personalmente denunciato in settimana all’incontro con alti funzionari delegati dal Prefetto di Napoli, – conclude – è inopportuno, per non dire palesemente contrario agli interessi della collettività, che si intervenga a macchia di leopardo, sul nostro già scarso e martoriato territorio“
Purtroppo ad oggi sulla questione, l’amministrazione Di Bernardo, è “sorda” e non ha dato alcuna risposta al perché non si sia opposta nelle sedi opportune alla delibera dell’ASI che poggia le basi su un semplice parere di parte del prof. Felice Laudadio e sul cavillo legale della dichiarazione di pubblica utilità dei progetti. Intanto i lavori su quelle zone proseguono a ritmo serrato e al più presto tutta la città, saprà, di quale (eventuale) pubblica utilità siano i progetti presentati. Tuttavia mai come adesso i consiglieri comunali di opposizione devono far valere il loro mandato di verifica e controllo degli atti andando fino in fondo alla questione passando dalle parole ai fatti. Oltre la nostra pubblica denuncia dell’accaduto, i consiglieri hanno due strade da seguire affinché sia ristabilita la verità e si faccia piena luce su tutta la questione: TAR e/o Procura della Repubblica.
Giovanna Scarano