Frattamaggiore, arrestato uomo del clan Pezzella. Già coinvolto nell’operazione ‘Antemio’ a Sant’Antimo

Frattamaggiore (Na) – Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i Carabinieri della Stazione di Frattamaggiore guidati dal comandante Marcello Montinaro, e coordinati dal capitano della compagnia di Giugliano Andrea Coratza, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti di Luigi Abbate 60enne di Calvizzano, considerato vicino al clan camorristico denominato “Pezzella”, operante su Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e comuni limitrofi.

L’indagato, a seguito di attività investigativa condotta dai militari dell’Arma, è stato ritenuto gravemente indiziato di una tentata estorsione aggravata dalle modalità e finalità mafiose, posta in essere ai danni di un imprenditore edile della zona. Secondo quanto ricostruito dalle indagini scaturite proprio a seguito della denuncia della vittima, l’indagato, operaio addetto alla manutenzione dell’ospedale di “San Giovanni di Dio” di Frattamaggiore, avrebbe, unitamente ad altri due soggetti in corso di identificazione, posto in essere, attraverso reiterate minacce, una richiesta impositiva di una imprecisata somma di denaro all’imprenditore la cui società, vincitrice di un regolare appalto, stava effettuando dei lavori di ristrutturazione di un reparto all’interno della struttura sanitaria. I fatti risalgono al gennaio del 2020 quando Abbate, in più di una circostanza e con metodo mafioso, aveva intimato agli operai ed al capo cantiere di “mettersi a posto” rispetto alla percentuale dovuta al clan per l’effettuazione dei lavori edili all’interno del nosocomio. L’uomo è un volto già noto alle forze dell’ordine poiché nel giugno del 2020, nel corso dell’operazione Antemio risultò tra le 59 persone che a vario titolo furono ritenute gravemente indiziate dei reati di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale, tentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco e di esplosivo, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, minaccia, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, favoreggiamento personale, rivelazione di segreti d’ufficio, al fine di agevolare le attività dei clan camorristici Puca, Verde e Ranucci operanti nel Comune di Sant’Antimo e limitrofi.

Gli investigatori, nel corso delle indagini si sono avvalsi delle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza, sia di informazioni da parte di persone informate sui fatti, sia di dichiarazioni da parte di un collaboratore di giustizia. Tutto ciò ha permesso di ricostruire un quadro indiziario a carico dell’indagato che è stato avvalorato dal G.I.P.

Giovanna Scarano

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