Grumo Nevano (NA) – La legge sul biotestamento, approvata alla Camera alcuni mesi fa, approdata in Senato solo pochi giorni fa, riapre il dibattito politico. L’iter per la sua approvazione deve ora attraversare la burrasca dei numerosi emendamenti già annunciati dai vari schieramenti politici. Ma di cosa si tratta? La politica sta cercando di porre rimedio ad un vuoto normativo venuto alla luce con il caso di Piegiorgio Welby ed Eluana Englaro, solo per citare i più famosi. Il Senato sta discutendo sull’introduzione della Dat ovvero “Direttive anticipate di trattamento”. Si vuole dare ad un individuo capace di intendere e di volere, la possibilità, in previsione di una futura incapacità di autodeterminarsi, di dichiarare anticipatamente convinzioni o preferenze rispetto a scelte terapeutiche e trattamenti sanitari, compresi nutrizione e idratazione artificiali. Tradotto in altre parole significa che un malato terminale potrà scegliere di non ricevere più cure ne nutrizione e idratazione ponendo fine alla sua esistenza. Grande protagonista di questo dibattito è la Chiesa cattolica, direttamente chiamata in causa dall’argomento di discussione; la “Vita dell’essere umano”. I cristiani devono essere direttamente partecipi della discussione e per farlo c’è bisogno di un confronto diretto, ragion per cui ci sono parroci che non si tirano indietro davanti a questioni che potrebbero sembrare di natura politica ma che in realtà si rivelano come la centralità della loro missione. E’ questo il caso di Don Raffaele Pagano, parroco della chiesa Madonna del Buon Consiglio di Grumo Nevano. Domenica scorsa durante l’omelia si è soffermato a riflettere insieme ai numerosi fedeli presenti, proprio sulla questione biotestamento ed eutanasia. “La politica si occupi della vita del cittadino e non della morte. Si preoccupi di porre le condizioni affinché ogni cittadino abbia un’esistenza degna di essere chiamata tale facendo in modo che tutti abbiano lavoro e benessere. Quando diamo il voto ai politici lo facciamo perché si adoperino per la nostra vita e non per la nostra morte“. Nel suo breve ma intenso discorso ricorda che la posizione della chiesa è chiara e netta. L’eutanasia non è ammessa. Il parroco spiega che se una persona si trova in una fase di malattia terminale, non si può in alcuno modo “staccare la spina”. Solo Dio ha questo potere. Si può tuttavia intervenire con la terapia del dolore in modo che il paziente soffri il meno possibile, ma mai e poi mai una persona può essere lasciata senza nutrizione e idratazione. Scherzosamente poi “firma” le sue Dat. “Se dovessi trovarmi in una situzione di malattia terminale ricordatevi che io voglio vivere, per cui continuate a nutrirmi e a farmi bere. Che non venga in mente a nessuno di staccarmi la spina“.
Giovanna Scarano
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