Capaccio (SA) – Nelle prime ore della mattinata, i Nuclei Investigativi dei Carabinieri di Salerno e di Caserta hanno eseguito una ordinanza di applicazione di misure cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, nei confronti di Nicola Ragni, già vice sindaco del Comune di Capaccio fino al mese di giugno 2017, per il delitto di induzione indebita a dare o promettere utilità. Con la medesima ordinanza il Gip ha, inoltre, applicato la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza a Rodolfo Sabelli, dirigente del Comune di Capaccio, responsabile del IV settore fino a qualche settimana fa, in quanto gravemente indiziato del delitto di abuso di ufficio. Le indagini, aventi ad oggetto i lavori di ampliamento del Cimitero Comunale di Capaccio, hanno avuto inizio negli ultimi mesi dell’anno 2014 a seguito di una interrogazione consiliare e sono proseguite nel corso dei successivi due anni con attività di acquisizione di documenti pubblici, intercettazioni telefoniche, accertamenti tecnici, dichiarazioni rese dall’imprenditore incaricato di eseguire i lavori. Sin dai primi accertamenti svolti è emerso che l’intervento di ampliamento del cimitero di Capaccio era stato affidato in concessione all’Associazione Temporanea di Impresa composta da Ktesis srl (ex Giacomo Caterino Building Contractor srl), Navab Cosruzioni srl e Tekno Eco sas di Gaetano Pisciotta & C in data 20.5.2008; dopo che vi era stata in data 15.5.2014 la costituzione della “Società di Progetto Le Ceneri Paestum”, con capitale sociale di euro 24.000 cosi suddiviso 49,02 Nabav Costruzioni, 49,02 Ktesis srl, 1,96 Tekno Eco sas. Le indagini hanno consentito di verificare che l’amministratore della Progetto Le Ceneri Paestum era Rossella Marino, coniuge di Giacomo Caterino, quest’ultimo titolare della maggioranza delle quote della partecipante Ktesis srl, a sua volta amministrata dal padre Giacomo Caterino. L’amministratore dell’altra partecipante Nabav Costruzioni era Arturo Noviello, zio di Paolo Caterino. La Nabav Costruzioni srl era stata destinataria di un’interdittiva antimafia con decreto del Prefetto di Caserta del 19.7.2013, mentre l’altra partecipante all’A.T.l., la Ktesis srl, aveva subito il sequestro delle quote, disposto dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della D.D.A. di Napoli, in relazione al delitto di turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, formalmente contestato con applicazione della misura della custodia in carcere nei confronti del socio Giacomo Caterino (successivamente condannato per tali reati con sentenza della Corte di Appello di Napoli depositata il 10.7.2014). Giacomo Caterino è figlio dell’imprenditore Paolo Caterino, cugino di Antonio Iovine condannato più volte con sentenza irrevocabile, appartenente al clan dei “Casalesi” divenuto successivamente collaboratore di giustizia. Pur in presenza di tali provvedimenti, il responsabile dell’ufficio tecnico Rodolfo Sabelli ha omesso di acquisire la richiesta documentazione antimafia ed, anzi, adottando una determinazione nel maggio 2014, ha agevolato il passaggio societario dalla originaria A.T.I. al cui interno erano presenti con quote predominanti le società attinte rispettivamente da interdittiva antimafia e da sequestro delle quote da parte della DDA di Salerno, alla società formalmente amministrata dal coniuge di Giacomo Caterino. Le intercettazioni eseguite hanno consentito di accertare l’esistenza di relazioni confidenziali fra il funzionario pubblico e gli esponenti della società incaricata delle opere, confermando la natura dolosa delle macroscopiche violazioni di legge presenti all’interno dei provvedimenti adottati. Proprio su tali macroscopiche violazioni si è fondata l’illecita iniziativa assunta presso lo stabilimento balneare “Lido Mediterraneo” sito in località Laura di Paestum nell’inverno 2014 dall’allora capogruppo della maggioranza Roberto Ciuccio che, nell’occasione, interloquendo anche a nome di Nicola Ragni, all’epoca vice sindaco del Comune di Capaccio, e di Leopoldo Marrandino, in quel tempo consigliere comunale, ha intimato all’imprenditore Giacomo Caterino, che successivamente ricostruiva l’episodio, di versare, a titolo di tangente, la somma di euro 2.500 per ogni cappella del cimitero in corso di realizzazione, minacciando di creare ostruzionismo nel caso di mancato accoglimento della richiesta in modo da non consentire la realizzazione dei lavori. Nei confronti di Ciuccio Roberto il Gip, pur ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza per il delitto di concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità, ha ritenuto non sussistenti le esigenze cautelari per difetto del requisito del pericolo della reiterazione essendo nel frattempo fuoriuscito dal consesso del consiglio comunale. Nove sono complessivamente gli indagati per i quali è stato emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari in corso di notificazione. Decisivi sono stati il coordinamento fra la Procura della Repubblica di Salerno e di Napoli e la sinergia investigativa fra i Carabinieri di Caserta e Salerno.
Redazione